Costruire e ricostruire

Nel 722 avanti Cristo, gli Assiri invasero Israele e deportarono gli abitanti. Poco più di un secolo dopo, i Babilonesi saccheggiarono e distrussero Gerusalemme, deportando i Giudei rimasti. Una deportazione violenta e senza pietà, che inflisse un lungo esilio dalla patria durato settant’anni. Quando ai Babilonesi successero i Persiani, il re Ciro concesse finalmente di tornare a Gerusalemme per riedificare la città e il tempio.

I reduci, però, stanchi e sfiniti, senza più sogni né speranze, non riuscivano a portare avanti l’impresa. Neemia, ebreo nato in esilio, divenuto politico influente con l’incarico di gran coppiere e primo consigliere del re, si fece mandare a Gerusalemme per aiutare e spronare i connazionali. Giunto sul posto capì che la causa dei fallimenti era la mancanza di Dio, non più al centro di ogni progetto di ricostruzione.

Per questo fece indire una giornata di ascolto della Parola, dall’alba al tramonto. Il racconto della giornata è riportato nella prima lettura di oggi.

Qual è l’insegnamento che possiamo trarre da queste vicende? Ogni costruzione, o ricostruzione, è vana se non si poggia sulla benedizione di Dio. Ogni impegno, ogni sforzo di edificare una famiglia, ricomporre un rapporto frantumato, restaurare una vita deteriorata, rischia di spegnersi nel nulla se non è vissuto nella benedizione del Signore, alla luce della sua Parola.

Anche per rinnivare questa convinzione, a conclusione del mese di Gennaio celebriamo la Domenica della Parola di Dio.

Don Michele Fontana

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